Sul Corriere del Web l’intervista a Cristiana Falcone

Ringraziamo i lettori che ci hanno segnalato l’intervista a Cristiana Falcone pubblicata sulla testata giornalistica online Corriere del Web (Testata Giornalistica iscritta al Tribunale di Roma con Numero di Registrazione: 182/2018 del 22 Novembre 2018). Ricordiamo che le rassegne stampa vengono raccolte e pubblicate nella nostra categoria “Comunicati Stampa” solo dopo attenta valutazione. La rassegna è dedicata alle migliori pubblicazioni sui principali quotidiani nazionali italiani (Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, La Repubblica, La Stampa) e anche ai magazine online, quotidiani locali e piccole testate giornalistiche di spicco. A proposito, per chi ce lo chiedeva nel precedente editoriale, spieghiamo oggi che per slow journalism (o “giornalismo lento”) si intende un particolare modello di giornalismo liberamente ispirato alla verifica delle fonti, una vera e propria sottocultura dei processi di newsmaking che ha abbracciato il mondo digitale in tutte le sue sfaccettature. Bene, avremo modo di tornarci su! Adesso di seguito troverete alcune parti dell’intervista pubblicata a Cristiana Falcone sul Corriere del Web – cliccando qui troverete l’intervista integrale – buona lettura!

Nell’intervista si è parlato di innovazione, leadership ed etica con Cristiana Falcone, in occasione del suo recente intervento a 4YFN –  4 Years From Now – svoltosi a Barcellona. Tema centrale dell’evento, moderato da David McClelland, è stato il successo a lungo termine degli imprenditori e dei leader di aziende. La ricetta per un reale successo stabile e duraturo delle imprese è stata ben illustrata da Larry Fink, cofondatore e presidente del colosso finanziario BlackRock, nella sua recente lettera ai CEO – spiega Cristiana Falcone sul Corriere del Web. “Per avere successo nel lungo periodo è essenziale che le relazioni con i clienti si fondano sul “purpose” (proposito) delle imprese. Un CEO può raggiungere l’obiettivo attraverso una voce coerente per comunicare chiaramente il fine ultimo dell’impresa, assicurare l’implementazione di  una strategia coesa basata su valori e visione di lungo periodo. Questi ingredienti ispireranno e coinvolgeranno gli stakeholder sui quali le società fanno affidamento per generare profitti per gli azionisti”.

La ricetta che consente alle aziende e alle organizzazioni complesse di avere successo nel lungo termine è stata illustrata da Larry Fink, cofondatore Presidente del colosso finanziario BlackRock, nella sua recente lettera ai CEO” – come riferisce e sottolinea Cristiana Falcone al giornale. “Per avere successo nel lungo periodo è essenziale che l’attenzione al mercato e l’interazione con i clienti siano basate sul “purpose”. Un CEO può raggiungere l’obiettivo solo se l’azienda ha una strategia chiara e condivisa, se guarda al lungo termine e se crea valore. Questi ingredienti ispireranno e coinvolgeranno gli stakeholder sui quali le società fanno affidamento per generare profitti per gli azionisti”.

Continua Cristiana Falcone : “La pandemia ha accelerato l’evoluzione digitale; l’ambiente virtuale su cui si è spostata la vita di ognuno di noi e il business delle aziende ha reso necessari dei cambiamenti epocali.  Nessun settore è sfuggito ai processi di trasformazione indotti dalla quarta rivoluzione industriale – fondata su tecnologie peraltro sostenibili – rendendo necessario anche un cambio di passo nei modelli di leadership, in sostanza verso una leadership empatica ed  etica”.

E proprio su questo tema, Cristiana Falcone, in collaborazione con la Facoltà di Filosofia dell’Università Pontificia Lateranense, ha lanciato Ethical Leadership Lab, un laboratorio sulla leadership etica che interpretando in chiave attuale le fondamenta della filosofia ha affrontato i temi della sostenibilità, della trasparenza, della valorizzazione delle persone, dell’intelligenza artificiale.

Siamo partiti da Aristotele. “L’Etica ai tempi della 4a rivoluzione industriale e Aristotele 4.0” è stata la prima delle conversazioni del laboratorio.  Poi Kant, ed infine Mill. Il Laboratorio è stato il luogo privilegiato dove ospiti e partecipanti, partendo dai valori principali ispirati dalla filosofia, hanno dialogato sulle situazioni reali, sulle esperienze,  sui fallimenti e sui successi, considerando quindi le sfide attuali che le aziende e i singoli professionisti devono affrontare oggi. Sfide che sono sostanzialmente due – sottolinea Cristiana Falcone – una riguarda la quarta rivoluzione industriale, dettata dall’evoluzione tecnologica ulteriormente accelerata dalla pandemia; l’altra riguarda la sostenibilità  a tutto tondo, ossia governance ambientale, sociale e aziendale, ovvero come una azienda e il contesto in cui opera guardano al profitto, al pianeta e alle persone. Per le aziende si tratta di un nuovo approccio verso gli stakeholder piuttosto che unicamente  verso gli shareholder”.

“Persone con esperienze, ruoli e culture diverse si sono confrontate affrontando i temi della felicità, dell’eccellenza e del valore, perché oggi il leader deve praticare l’ascolto con empatia, basare la coesione e la responsabilizzazione del proprio team sulla condivisione delle emozioni e deve stimolare il senso di partecipazione alle decisioni – aggiunge Cristiana Falcone –  proprio come ha affermato tempo fa Klaus Schwab, Presidente del World Economic Forum.

[CLICCA QUI PER LEGGERE L’INTERVISTA INTEGRALE A CRISTIANA FALCONE SUL CORRIERE DEL WEB]

A questo punto dell’intervista, il Corriere del Web sottolinea come nel 2004 Cristiana Falcone aveva diretto la sezione Media, Intrattenimento, Informazione e Sport del World Economic Forum diventando successivamente Senior Advisor dell’Executive Chairman e Fondatore, assumendo la responsabilità dello sviluppo di servizi e prodotti innovativi e la valutazione del rischio geopolitico legato alle tecnologie emergenti. 

I leader di oggi devono essere dotati allo stesso tempo di pragmatismo e creatività. Infatti, caratteristiche come la visione orientata al futuro, il pensiero creativo, la predisposizione al valore condiviso – che ovviamente non devono essere disgiunte dalle capacità di realizzazione – determinano il valore delle azioni dei leader moderni, che hanno il compito di instaurare solide partnership strategiche con tutti gli stakeholder dell’azienda. 

I leader  – si legge sul Corriere del Web – devono coniugare strategia con intelligenza emotiva, ed essere veloci e flessibili per adattare le competenze, le risorse e i modelli di business dell’azienda in modo tale da rispondere ai nuovi bisogni e cambiamenti in atto.”

Non dimentichiamo inoltre che la leadership oggi non è più concentrata in poche mani ma grazie anche alla intelligenza artificiale, i big data e la realtà aumentata è diventata sempre più una leadership diffusa, fatta di ecosistemi di poteri ed influenze interconnesse sistemiche. 

Ultimo tema è il ruolo che la rete e i social network possono giocare nell’ambito dell’educazione.

 “Il rapporto delle persone con le piattaforme social è complesso e cambia a seconda dell’età, del luogo e delle finalità. Negli USA, ad esempio, i social sono molto incentrati sulla diversity che, da una parte, valorizza le politiche di integrazione e di diversità negli ambienti di lavoro, dall’altra, però, faticano a migliorare l’employer branding e le performance di business dell’azienda”

Il metaverso potrebbe rappresentare un significativo upgrade dell’ultima generazione di social network, con nuove applicazioni per il marketing?

“Il metaverso – conclude Cristiana Falcone nell’intervista – nasce da un’idea di fluidità tra reale e virtuale, analogico e digitale, offline ed online. Il concetto nella testa del fondatore di Facebook chiaramente porta a servizi e prodotti che consentono a chi li gestisce e vende di entrare nello spazio più privato del cliente/consumatore influenzandone a 360 gradi la sfera emotiva e psicologica più di quanto non sia già possibile. Trovo brillante l’applicazione reale del concetto di metaverso adottata dal marketing through the line di Netflix, dopo aver guardato la docu serie “Bad Vegan:” mi è arrivata via email un’offerta per un pasto gourmet cucinato dal team bad vegan in un pop up restaurant e consegnato da Postmate…si trattava di un’offerta super tailored solo per i residenti di New York ….la fluidità tra reale e virtuale è chiara e molto più concreta delle discussioni astratte che in tanti stanno facendo questi giorni sul metaverso”.

L’intervista si conclude con i ringraziamenti a Cristiana Falcone ed una breve biografia che riportiamo anche di seguito:

Cristiana Falcone vanta oltre 20 anni di esperienza professionale nella elaborazione di strategie ed implementazione di partnership per lo sviluppo del business maturata collaborando con i leader di aziende multinazionali (SONY, Shell, Revlon),  interagendo con organizzazioni governative internazionali (ILO, IFAD, FAO, UNDCCP, IADB) e operando nel mondo dei media (Radio Televisione Italiana, Gruppo Espresso, Univision, Viacom). 

Nel 2004 dirige la sezione Media, Intrattenimento, Informazione e Sport del World Economic Forum per poi diventare Senior Advisor dell’Executive Chairman e Fondatore che le affida in particolare la responsabilità dello sviluppo di servizi e prodotti innovativi e la valutazione del rischio geopolitico legato alle tecnologie emergenti. 

Dal 2006 è CEO e membro del Consiglio di Amministrazione della JMCMRJ Sorrell Foundation che promuove iniziative innovative globali nell’ambito della salute, dell’educazione e della riduzione della povertà per il raggiungimento degli obiettivi UNSDG.

È membro dei Consigli di Amministrazione del Paley Center for Media, di Internews, del progetto culturale ed editoriale Formiche, della Tufts University, del Summit Institute e della Fondazione Guido Carli.

Continua a leggere la rassegna stampa della nostra redazione: internet trends, i migliori laboratori di ricerca sull’intelligenza artificiale

ULTIMI ARTICOLI – L’intelligenza artificiale nella giustizia italiana

Ritrovarsi un giudice robot in un’aula di tribunale è ciò che si vuole sperimentare in Italia, ma che è già stato reso possibile in Cina. Infatti, i ricercatori della Chinese Academy of Science hanno creato un algoritmo in grado di prendere decisioni. Tuttavia, al momento tale tecnologia non sostituisce in tutto e per tutto la decisione di un procuratore, ma viene utilizzata, per lo più, come strumento di consultazione per gli esseri umani, che necessitano un suggerimento con riguardo alla sentenza.

È un intento realistico?

Sicuramente l’esempio cinese è da tenere in considerazione con le dovute cautele. Sarà opportuno prestare attenzione non solo ai possibili problemi tecnici, ma anche alle questioni etiche. C’è da precisare, infatti, che l’intento non è quello di sostituire il giudice nelle sue decisioni, ma di offrire un supporto ai tecnici del diritto-quali, appunto, giudici, avvocati, tribunali e istituzioni-. La macchina è in grado di creare elaborazioni statistiche su decisioni passate per “prevedere” il successo o meno di un caso o di stimarne costi, durante e possibile esito. Sperimentazioni e progetti di questo tipo sono portati avanti in tutto il mondo. Alcuni esempi sono il Canada e l’Olanda.

In Italia con il PNRR

L’Italia non si è tirata indietro e ha iniziato a guardare con interesse a tali tecnologie. Con le dovute cautele, però, perché l’intelligenza artificiale sarà utile per supportare la capacità umana nella fase di studio e comprensione. Il momento decisionale spetterà sempre all’uomo. 

Un primo passo è stato fatto, nel nostro Paese, con il PNRR (il piano nazionale di Ripresa e Resilienza, legato al programma di fondi europei del Next Generation EU). Con tale piano, difatti, ci si è posti l’obiettivo di creare una grande banca dati delle decisioni civili conformemente alla legislazione. Che sia gratuita, pienamente accessibile e consultabile. Un banca dati che raccolga tutte le casistiche a livello nazionale di sentenze, provvedimenti e ordinanze civili. Si è aggiunto, poi, un secondo progetto, quello di creare un magazzino di dati su cui fare analisi per capire gli orientamenti giurisprudenziali e analisi avanzate. Diversi sono i tribunali che si stanno mobilitando locali per capire come poter inserire processi automatizzati. Si può richiamare il caso della Corte d’Appello di Brescia, dove è stata creata una piattaforma che permette di avere orientamenti, tempistiche e analisi delle sentenze attraverso lo studio di una banca dati. Studio per ora solo umano ma che in futuro potrà essere gestito da un algoritmo. Ancora, si segnala il Lider-Lab (Laboratorio Interdisciplinare Diritti e Regole) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, una intelligenza artificiale sviluppata in collaborazione con i tribunali di Genova e Pisa.

L’Europa e la Digital Transformation 

Lo ha dimostrato uno studio condotto dalla società Markets and Markets: l’accelerazione nell’adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese è stato determinato dall’aumento dello strumento dello smart working, soprattutto a seguito della pandemia. Le aziende, infatti, hanno dovuto adattare le proprie organizzazioni a nuovi modelli di business e, dunque, investire su nuove tecnologie.

NUOVO AGGIORNAMENTO ALLA RASSEGNA STAMPA DI APRILE 2022 – CONTINUA A LEGGERE:

I Dati 

Parlando di numeri, non sorprende che le analisi dei dati hanno dimostrato che la spesa per la digitalizzazione in azienda passerà da 521 a 1.250 miliardi di dollari entro il 2026. L’incremento sarà del 19% all’anno per arrivare nel complesso arriverà al 140%. Ancora, diversi report hanno rilevato che il 65% delle aziende ha aumentato i fondi dedicati alla digitalizzazione (recuperando il budget necessario attraverso tagli alle risorse in altri comparti) e solo il 7% li abbia diminuiti. Per restare competitive le imprese dovranno nel futuro più imminente adattarsi a schemi di business digitali.

L’Italia e l’Europa

Gli Stati Uniti sono avanti rispetto all’Europa nell’adozione di tecnologie adatte al business aziendale. A conferma di quanto affermato vi è il dato dello studio della European Investment Bank: la media statunitense si aggira intorno al 71%, mentre quella europea al 65%. Ma guardando al nostro continente le analisi in tale ambito attestano che al primo posto nella digitalizzazione aziendale è dei Paesi nordici (quali Danimarca, Olanda e Finlandia). Diversamente Germania, Francia, Regno Unito e Italia faticano a raggiungere questi risultati. L’Italia, infatti, si guadagna un 19esimo posto, con un tasso di digitalizzazione delle aziende pari al 62,6%, lasciandosi dietro Francia, con un 62,5%, e Regno Unito, con un 61,3%.